Gay & Bisex
Nello studio di Santi
di DannyNapo
14.07.2020 |
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"Con gli altri due ragazzi li abbiamo presi e ci siamo messi in società per dividere i costi di affitto..."
Dall’incontro descrittovi ne “Il trio”, si susseguirono diversi altri incontri in cui ci ritrovavamo io, Santi e Milena oppure solamente io e Santi. Questi incontri si svolgevano come al solito a casa sua. Una volta eravamo sul divano, altre volte a terra, altre ancora in camera da letto. L’incontro che voglio oggi raccontare si svolge in una location diversa, forse la più arrapante. I protagonisti siamo io e Santi.Gli incontri con Santi e Milena ormai sono diventati quasi un appuntamento fisso. Alle volte vado da loro di sera, altre nel primo pomeriggio. Anche due volte a settimana.
È inizio maggio. Io ho passato l’ultimo esame, e mi appresto a concludere la tesi. A metà mese è fissata la data della laurea triennale. Sono in uno stato di ansia mai provato prima. Ho anche concluso il breve periodo di laboratorio, che però non è associato direttamente alla tesi, in quanto ho deciso di farla bibliografia. Nonostante ciò, i risultati ottenuti dal breve esperimento condotto vanno inseriti sui fogli Excel, lavoro che fortunatamente risulta più semplice del previsto. Una volta presa la mano ed imparato come funziona il programma non sembra un’impresa titanica. Passo quindi le giornate tra il concludere la tesi, preparare ed imparare la presentazione Power Point e sistemare i dati nei vari fogli di calcolo.
Un martedì mattina ricevo un messaggio da parte di Santi. Rispetto ai mesi precedenti, va più spesso allo studio di mattina, ritagliandosi molto tempo libero il pomeriggio. Lui sa che mi manca poco.
“Ciao Dann, come va? Sei in pieno lavoro per la tesi?”.
“We Santi. Si sto finendo di scrivere il penultimo paragrafo e poi passo alle conclusioni. In un paio di giorni dovrei farcela. Però sto anche già preparando ed imparando la presentazione. Te sei a lavoro?”.
“Ah bravo, bravo. Così si fa. Si sono a lavoro in studio. A metà mese tieni la seduta eh?”.
“Sisi, verso il 17/18. Dipende in che gruppo capito”.
“Ricordavo bene allora. Tieni ancora un po' di tempo allora. Più di due settimane..hai voglia di fare”.
“Eh comm. Devo fare solo le corse per scrivere, portare a stampare ecc..cose da niente!!”.
“Cose da niente si. Quando inizierai a lavorare e vedrai accumularsi le responsabilità, rimpiangerai questi momenti”.
“Mi dimentico sempre quanto è incoraggiante avere una discussione con te. AHAHAH”.
“Eh rir tu. Io intanto mi sto facendo la palla qua in ufficio”.
“Ti fai la palla e non stai lavorando?”.
“Si certo che sto lavorando. Oggi avevo un paio di appuntamenti ma li hanno spostati. Gli altri colleghi stamattina non ci sono, ed il segretario sta fuori a fare delle commissioni. Torna direttamente dopo pranzo”.
“Azzo, stai in totale solitudine e pace. Brav!”.
“Si in solitudine..infatti mi è venuta un’idea. Sempre che a te possa far piacere”.
“Cioè?”.
“Perché non vieni a farmi un po' compagnia? Giusto n’oretta, massimo un due. Stiamo un poco qua, ci facciamo quattro chiacchiere, se vogliamo fare altro facciamo altro..che dici?”.
“Santi verrei anche. Ma mi devi spiegare dove sia l’ufficio”.
“Semplicissimo. Ti mando la posizione”, mi invia la posizione tramite WhatsApp. “Vedi non è neanche molto distante da casa mia. In realtà ti potrei dire di vederci a casa direttamente, Milena non c’è. Però sto aspettando una chiamata qua e non posso muovermi. Allora? Vieni?”.
Vedo dalla posizione che mi ha inviato come arrivarci e gli scrivo “Si va bene. Dammi il tempo di vestirmi e scendere e ci sono”.
“Perfetto. Avvisami sia quando stai scendendo che quando arrivi, così mi faccio trovare giù”.
“Ok a dopo”.
Chiudo i libri ed il pc e mi preparo. Mi metto in macchina, scrivo a Santi e parto.
In effetti non è molto difficile arrivarci. Il palazzo dove si trova l’ufficio di Santi è in una stradina che dà sul corso della stessa città in cui Santi vive. Parcheggio e gli mando un messaggio. Santi esce da un portone ad una decina di metri da dove ho parcheggiato.
Per la prima volta lo vedo in una tenuta diversa dalla tuta. Ha un completo beige, camicia bianca e cravatta rossa con motivi a quadri. Mi saluta e mi fa strada. Scendiamo al di sotto del livello stradale, dove entro in un appartamento, che è stato trasformato in una serie di uffici. Appena entrati, quello che era l’ingresso è una sala d’aspetto, come alcune poltroncine in pelle ed una scrivania sul lato, probabilmente del segretario. Sul corridoio si aprono tre camere, adibite ad uffici. Quello di Santi è l’ultimo. È una stanza molto grande con le pareti color tortora. C’è una scrivania con due computer ed un telefono, una grande sedia girevole e davanti due poltroncine identiche a quelle della sala d’aspetto. Nell’angolo di fronte la porta c’è anche un piccolo divanetto a tre posti con un tavolino di fianco, su cui è poggiata una lampada. Alle pareti sono affisi alcuni quadri per dare colore all’ambiente. Santi mi fa accomodare su una delle poltroncine e lui va dietro la scrivania, dove appoggia sulla sedia la giacca.
“Allora che ne pensi? Ti piace?”, mi chiede.
“È molto carino. Non avevo proprio idea che ci fossero degli uffici qua”.
“Stanno da un paio di anni. Con gli altri due ragazzi li abbiamo presi e ci siamo messi in società per dividere i costi di affitto. Ci occupiamo di cose diverse però è un modo per ammortizzare le spese”.
“No avete fatto bene. Alla fine l’ambiente è grande e ci sono più stanza. Non aveva senso mettersi da solo”.
“Esattamente”, mi indica la porta scorrevole vicino al divanetto, “poi vedi là c’è un piccolo giardino dove esco a fumare una sigaretta o a prendere un po' d’aria quando voglio staccare. Si sta bene”.
“Vedo, vedo. Sei il privilegiato che hai il giardinetto privato?”, rido.
“No anche gli altri possono accedervi. Ognuno ha la propria porta esterna nello studio”.
“Ah comodo così. Bello, mi piace. Giornata da solo quindi?”.
“Eh si te l’ho detto. Gli altri ragazzi avevano dei lavori da fare fuori, il segretario aveva molte commissioni da fare tra qua e Napoli. Sono completamente da solo. Anzi, siamo completamente da soli”. A quelle parole Santi si alza dalla sedia e viene verso di me, allentandosi la cravatta. Si mette dietro di me, che resto seduto sulla poltroncina, ed inizia a toccarmi il petto per poi scendere al pacco. Con il viso si appoggia prima sul collo, che inizia a leccare, e poi arriva alla mia bocca. Ci baciamo appassionatamente, con le lingue che viaggiano nelle nostre bocche.
Io con le mani inizio a toccargli il cazzo, già duro. Mentre lui mette la mano dentro al pantalone ed inizia a segare il mio. Faccio per alzarmi, ma lui mi ferma. Vuole che resti seduto. Quindi giro la poltroncina verso di lui. Gli slaccio la cintura del pantalone, ed infine glielo abbasso.
Il cazzo svetta duro davanti alla mia faccia. Apro la bocca ed inizio a pomparlo. Santi mi tiene la testa con le mani e subito inizia a scoparmi la bocca. Lo fa con tale violenza, che più volte devo staccarmi perché non riesco a respirare. Ma a lui non importa. Ogni volta riprende e sembra quasi che aumenti sempre più la velocità. Lo sento gemere di piacere. Per qualche secondo resta col cazzo fermo che mi arriva in gola. Io mi allontano, tossisco e spunto molta saliva, un po' sul suo cazzo e un po' a terra.
Santi prende a segarsi davanti la mia faccia, offrendomi le palle come gioco. Le prendo in bocca e glielo succhio avidamente, mentre con le mani arrivo al culo, che inizio a violare con le dita. Lui prende a segarsi sempre più velocemente.
Poi si abbassa verso di me e riprende a baciarmi. Le sue mani abilmente, denudano il mio cazzo e abbassano i miei pantaloni. Mi fa togliere anche la maglietta. Io resto nudo. Lui si toglie i pantaloni, dopo essersi slacciato le scarpe scamosciate, e resta in camicia e cravatta. Lui fa per togliersi anche questi, ma mi alzo e lo fermo. Lo trovo più intrigante in quella nuova veste. Gli allento ancora di più la cravatta e gli sbottono la camicia, senza però togliere nessuno dei due capi. Santi si ingonocchia davanti a me ed inizia a succhiarmi il cazzo, mentre con la mano destra mi massaggia e le palle e con la sinistra si sega. Io gli blocca la testa e prendo a scoparlo. Gli do la stessa dose della medicina che prima aveva dato a me. Gli scopo la bocca per diversi minuti fin quando non ci blocchiamo. Il telefono di fianco al computer sta squillando.
Santi si stacca dal mio cazzo, si alza e va a rispondere. “Ah buongiorno dottor Esposito..”. È la telefonata che stava aspettando. Resto per un momento immobile cercando di capire come devo comportarmi. Prendo i vestiti per vestirmi, ma Santi mi fa segno di fermarmi. Si allontana leggermente dalla scrivania con la sedia e vedo che con la mano destra si sta segando.
“Si il prospetto è pronto..”, mentre parla si morde le labbra e continua a segarsi.
Inizio a segarmi a mia volta e mi avvicino a lui. Gli punto il cazzo vicino la faccia. Lui si gira ed alterna una parlata al telefono ad una leccata al mio cazzo. Inizia a pomparmi ascoltando quello che sta dicendo il dottor Esposito. Poi si stacca la bocca dal cazzo ed inizia a parlare di un lavoro che stava preparando. Nel frattempo lascia il suo cazzo ed inizia a segare il mio.
Io mi appoggio con la mano destra allo schienale della sedia, mentre con la sinistra inizio a toccargli il cazzo durissimo. Fa una faccia scocciata. Deve purtroppo lasciare il mio cazzo ed iniziare a scrivere qualcosa che gli detta il dottore. Lui resta rivolto con la sedia verso di me, mentre gira solo parte del busto verso la scrivania ed inizia a scrivere qualcosa. Prima però mi fa un segno eloquente con la testa.
Vuole un pompino mentre parla al telefono.
Io mi inginocchio davanti alla sedia e gli prendo la cappella in bocca, mentre lo sego sempre più veloce. Poi inizio a pomparlo. Scendo lentamente lungo l’asta, ingoiando letteralmente quell’enorme cazzo. Quando risalgo mi stacco e riprendo a segarlo. Adesso mantiene il telefono con la spalla, e con la mano adesso libera mi spinge la testa in giù. Resta così per un pò, finché non tossisco e mi tolgo il cazzo dalla bocca, da cui grondano litri di saliva. Ha finito di scrivere. Ma vuole ancora che continui a succhiarglielo. Allora inizio a pomparlo sempre più velocemente mentre lo guardo negli occhi.
È evidente che stia godendo tantissimo. Reprime i gemiti, ma la bocca no. Si muove ma non escono versi di piacere.
Quel pompino termina una decina di minuti dopo, quando Santi posa il telefono. “Cazzo quanto mi hai fatto godere”, mi dice, “per poco non ti venivo in bocca mentre mi guardavi”. Resto in ginocchio e continuo a segarlo, gli dico “Embè potevi venire, chi te lo impediva”. Sorrido e gli do una generosa leccata sulla cappella. Restiamo per qualche secondo fermi in quella posizione: lui seduto sulla sedia con indosso la camicia sbottonata e la cravatta allentata, ed il cazzo durissimo; io in ginocchio davanti a lui, a segargli il cazzo. Ci guardiamo negli occhi.
Lui si alza dalla sedia. Mi tira su ed inizia a baciarmi. Mentre le nostre lingue lottano prima nella bocca di uno e poi nella bocca di un altro, i cazzi strusciano. Ogni colpo accresce la voglia di venire.
Santi mi porta verso il divanetto. Si siede e mi fa sedere su di lui, in modo che i cazzi siano appoggiati l’uno sull’altro. Inizia a segarli insieme.
Ci guardiamo intensamente negli occhi. La velocità della sua mano aumenta sempre di più. Poi mi dice “Ho una proposta da farti. Il primo che viene si fa sbattere il cazzo sul culo dall’altro e si fa venire sul culo. Che ne dici?”. Mentre parla non allenta la presa dai nostri cazzi.
Io lo guardo, con l’aria ansimante, e gli dico “Sai che sto per venire. Non mi sembra giusto”. Continua a segare più velocemente i cazzi.
“Accetti?”, la mano non si stacca.
“Ok, va bene”.
A quelle parole, Santi sega i cazzi con una foga pazzesca. Resisto pochissimo e vengo. La mia sborra gli sporca il cazzo e finisce fino all’addome. Sogghigna e dice “Vai alzati”.
Io mi alzo. Santi fa lo stesso e mi porta sulla scrivania. Mi fa appoggiare a pancia in giù, facendomi allargare le gambe.
Santi inizia a sbattere il suo enorme cazzone sul culo. È una roccia. Ogni colpo sembra una frustata. Sento la mano di Santi toccarmi il culo. Mi stringe le natiche e inizia a toccarmi il buchetto. Con le dita si fa largo all’interno, piano piano mi scopa il culo.
Con l’altra mano si sega il cazzo.
Si avvicina al mio orecchio e mi dice “Provo una cosa. Se non riesci dimmelo e mi fermo”. Capisco subito che vuole fare.
Punta il cazzo verso il mio buchetto e spinge. Molto lentamente. Crede che le dita abbiano allargato il tutto, ma non è così. La cappella enorme cerca di farsi spazio, ma non ci riesce. Con la mano gli dico di fermarsi. Allora riprende a segarsi e a sbattermelo sul culo. Poco dopo ritorna a puntare la cappella verso il buco, dove sento un’ondata di calore. È venuto. Ed è venuto sul buco del culo. Struscia il cazzo sulle natiche per pulirsi e poi si allontana. Mi porge dei fazzoletti con cui mi pulisco. Lui fa altrettanto e aiuta a pulirmi il culo.
Io mi alzo dalla scrivania e Santi mi dice “Avevo troppa voglia di provarci. La prossima volta proviamo meglio”, mi fa l’occhiolino e ride.
Lo guardo, sorrido e dico “Sei uno stronzo. Vabbè la prossima volta vedremo”.
Ci rivestiamo.
Io gli domando “Ma che voleva il dottor Esposito?”.
Santi mi guarda e ride “Niente, gli avevo fatto un preventivo e voleva avere novità. Po' mi ha spiegato delle cose che dovrei vedere la prossima volta che vado da lui”.
Santi va a risedersi alla sua sedia. Scrive delle cose al pc e poi si rivolge a me “Se ci fosse stata Milena si sarebbe divertita tantissimo”.
“Ci saremmo divertiti tutti”.
“Si vero. Sai che qualche volta me la sono scopata qui? Sulla scrivania e sul divano”.
“Immagino. La prossima volta che lo fate qua voglio esserci anche io”.
“Vedrò di organizzare qualche volta qui quando è libera anche lei. Si può fare”.
“Vabbè Santi. Ti lascio al tuo lavoro ed io torno al mio studio. N’altro po' e sono completamente libero. Almeno per un po'”, rido.
“Va bene Dann. Ci sentiamo e ci organizziamo”.
Esco dallo studio e torno verso la macchina.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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